domenica 14 dicembre 2008

A Ferrara? Sì, grazie

Dal Corriere della Sera del 14/12/2008:


Il progetto Pronta una struttura da 13 mila metri quadrati

Shoah, anche in Italia un grande museo

I promotori: c'è l'ok del governo, si farà a Ferrara. Ricostruiremo le storie dei nostri 8 mila deportati

L’Italia avrà il suo primo grande Museo dell’ebraismo e della Shoah, e sarà un museo aperto, «un antighetto»: un quartiere di Ferrara dove i cittadini potranno entrare liberamente; un volo di ventidue secoli, dall’arrivo degli ebrei a Roma alla rinascita della comunità dopo la tragedia della persecuzione. Ne parla al Corriere per la prima volta il presidente, Riccardo Calimani, lo studioso dell’ebraismo alla testa della Fondazione che ha nel consiglio Renzo Gattegna, il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche.

venerdì 5 dicembre 2008

Alessandro Torlonia e via Nomentana nell'Ottocento

È stato presentato alla fondazione Marco Besso il libro di Roberto Quintavalle, “Alessandro Torlonia e via Nomentana nell'Ottocento”, per i tipi di Edilazio.

Quintavalle, membro del Gruppo dei Romanisti, ed ormai riconosciuto uno dei maggiori e più documentati studiosi della storia di questo settore della Campagna Romana, ha concentrato in questo libro oltre un ventennio di ricerche di archivio, ripercorrendo le vicende proprietarie del territorio immediatamente al di fuori di Porta Pia.

Ne è venuto fuori l’affresco di una via Nomentana ben diversa dallo stradone trafficato che è oggi. Un tranquillo viottolo di campagna, fiancheggiato da ville patrizie, in parte adibite a orto, in parte disegnate a giardino, spesso aperte al pubblico.

Nel XIX secolo i banchieri Torlonia, parvenus francesi, scalano rapidamente l’aristocrazia romana, fiera delle sue tradizioni, ma a corto di soldi freschi. Nella loro villa suburbana danno grandi feste e lavoro a molti artisti, costruendo edifici riccamente ornati. L’impresa viene coronata dal trasporto di due obelischi di granito delle Alpi appositamente scolpiti.

Si tratta, a ben vedere, di un progetto di retroguardia. La Roma papalina sta morendo, e i Torlonia – che avrebbero potuto essere i Rotschild italiani - non riescono a fare il salto nell’alta finanza mondiale. La loro alleanza con la nobiltà terriera li porterà invece a essere coinvolti nella speculazione edilizia che sfigura, nei cento anni successivi a Porta Pia, la Campagna Romana. La magnifica collezione di arte antica in Trastevere viene sloggiata per fare posto a miniappartamenti, e per poco anche Villa Torlonia non viene lottizzata. L’antica magnificenza è lontana.

Oggi Villa Torlonia è minacciata dall’assurdo progetto di costruire il Museo della Shoah proprio in un terreno dietro la Casina delle Civette che per quarant’anni i Comitati di quartiere erano riusciti a salvare dalla speculazione edilizia. Cemento a fin di bene, ma pur sempre cemento, foriero di altro traffico.
L’assedio a Villa Torlonia non è ancora finito.


mercoledì 19 novembre 2008

"Semaforo verde per il Museo della Shoah"

Dal sito Archiportale, un articolo di Roberta Dragone:

19/11/2008 - Un parallelepipedo nero di tre piani con uno spazio di vetro trasparente alla base. Incisi sulla facciata, come su una enorme lavagna, i nomi degli ebrei italiani deportati nei campi di concentramento nazisti dal ’43 al ’45. È così che si presenta il Museo nazionale della Shoah destinato a sorgere a Roma entro il 2011. Il progetto, firmato dagli architetti Luca Zevi e Giorgio Tamburini, ha ottenuto il via libera della giunta capitolina che rimanda l’approvazione finale al Consiglio comunale.
L’approvazione giunge dopo due anni dalla presentazione ufficiale del progetto. Ad annunciarlo è stato il Sindaco di Roma Gianni Alemanno lunedì 17 novembre; giorno in cui - sottolinea il sindaco - si celebra il 70° anniversario dalla promulgazione delle leggi razziali in Italia.
“Vorremmo cercare - dichiara Alemanno - di indire la gara per l’appalto del Museo prima della Giornata della memoria che sarà a gennaio”.
La scatola nera sorgerà sulla via Nomentana [sbagliato! n.d.r.], in un’area di circa 3mila metri quadrati all’interno del parco di Villa Torlonia, simbolicamente a poche decine di metri dalla residenza privata di Benito Mussolini, firmatario delle leggi razziali.
La scelta dell’area per costruire il Museo è stata inoltre motivata dalla prossimità delle uniche catacombe ebraiche in suolo pubblico, con le quali sarà collegato.
Due gli accessi, rispettivamente da via Alessandro Torlonia e dalla villa. Dalla strada l’atrio d’ingresso sarà raggiungibile camminando lungo un portico ribassato sul quale incombe, con tutto il suo peso fisico e simbolico, la scatola nera. Dalla villa, attraverso un varco praticato nel muro di recinzione in prossimità della Casa delle Civette, si imboccherà il percorso dei giusti, una lunga promenade nel verde punteggiata dai nomi di coloro che si opposero al nazismo e al fascismo riuscendo a salvare molti ebrei perseguitati.
“L’atrio d’ingresso e la sala soprastante, dedicata a Primo Levi - spiega Luca Zevi – saranno ospitati all’interno di un volume in laterizio, a forte valenza emozionale, che va restringendosi verso l’alto. Tale volume verrà “sfondato” a più riprese per lasciar passare una aereo percorso pedonale che conduce ai due livelli inferiori dell’esposizione”.
Al primo livello interrato, affacciati su un giardino ribassato, saranno ospitati una sala-conferenze, una biblioteca-videoteca-centro di documentazione e la sala delle esposizioni temporanee. Al livello d’ingresso, leggermente ribassato rispetto al piano stradale, troveranno posto, al termine del percorso espositivo, l’amministrazione, la libreria e la caffetteria, affacciata anch’essa sul giardino in direzione di Villa Torlonia.
Al di sotto di tutto, due piani di parcheggi interrati raggiungibili da via Alessandro Torlonia attraverso una rampa carrabile, e i locali destinati agli impianti tecnici e ai depositi.
“L’idea di realizzare l’edificio come fosse una scatola nera - ha spiegato in Campidoglio l’architetto Luca Zevi - è nata dalla consapevolezza che “la Shoah” è un lutto che non si potrà mai elaborare, che non avrà mai consolazione ma dal quale si può trarre un importante insegnamento contro tutti i tipi di intolleranza”.
E, contro qualsiasi forma di emarginazione, l’assoluta “coincidenza dei percorsi, abitualmente separati, per soggetti abili e diversamente abili” intende ricordare che, se la Shoah rappresenta la più tragica espressione di discriminazione fra gli esseri umani – superiori e inferiori, carnefici e vittime – il cammino di visita del museo, uguale per tutti, intende scongiurarne ogni sorta di replica."

domenica 5 ottobre 2008

Il progetto definitivo del Museo della Shoah

Dal sito Archiportale, il progetto definitivo del Museo della Shoah

"Una scatola nera, costruita con i nomi delle vittime romane della Shoah, che grava sulle nostre teste ad indicare come i germi di quella immane ed incomparabile tragedia incombano ancora su di noi. Entrati nella scatola nera, uno scalone centrale conduce immediatamente in sommità donde, lungo una rampa discendente che si spinge in profondità nel terreno, si snoda il racconto dello sterminio: il percorso comincia dalla fine, la camera a gas, per risalire ai prodromi, documentare lo sviluppo della vicenda e culminare in una grande sala ipogea dominata dal plastico del luogo-simbolo, il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.

Caratteristica saliente del progetto è l’assoluta coincidenza dei percorsi, abitualmente separati, per soggetti abili e diversamente abili: se la Shoah rappresenta la più tragica espressione di discriminazione fra gli esseri umani – superiori e inferiori, carnefici e vittime – il cammino di visita del museo, che vuole ricordare quel baratro con l’esplicito intendimento di scongiurarne ogni sorta di replica, è uguale per tutti, cancella qualunque forma di emarginazione.
Il Museo Nazionale della Shoah sorgerà sulla via Nomentana, in un piccolo lotto di terreno (poco meno di mq. 3.000) confinante con Villa Torlonia. Una scelta particolarmente significativa, sia perché il sottosuolo della villa è interessato dalla presenza di due antiche catacombe ebraiche, sia perché l’intero complesso è stato trasformato, nel corso degli ultimi decenni, in parco museale.

Due saranno gli accessi, rispettivamente da via Alessandro Torlonia e dalla villa. Dalla strada l’atrio d’ingresso sarà raggiungibile camminando lungo un portico ribassato sul quale incombe, con tutto il suo peso fisico e simbolico, la scatola nera. Dalla villa, attraverso un varco praticato nel muro di recinzione in prossimità della Casa delle Civette, si imboccherà il percorso dei giusti, una lunga promenade nel verde punteggiata dai nomi di coloro che misero a repentaglio la propria incolumità per salvare la propria umanità, prestando soccorso agli ebrei perseguitati.

L’atrio d’ingresso e la sala soprastante, dedicata a Primo Levi saranno ospitati all’interno di un volume in laterizio, a forte valenza emozionale, che va restringendosi verso l’alto. Tale volume verrà “sfondato” a più riprese per lasciar passare una aereo percorso pedonale che conduce ai due livelli inferiori dell’esposizione.

Al primo livello interrato, affacciati su un giardino ribassato, saranno ospitati una sala-conferenze, una biblioteca-videoteca-centro di documentazione e la sala delle esposizioni temporanee. Quest’ultima sarà dedicata prevalentemente alla documentazione dei fenomeni di intolleranza, sopraffazione e sterminio che ancora imperversano, a significare come il ricordo della Shoah non debba tradursi in una celebrazione vuota ma, al contrario, in un forte impulso a combattere l’ingiustizia che ci circonda. Al livello d’ingresso, leggermente ribassato rispetto al piano stradale, troveranno posto, al termine del percorso espositivo, l’amministrazione, la libreria e la caffetteria, affacciata anch’essa sul giardino in direzione di Villa Torlonia.

Al di sotto di tutto, due piani di parcheggi interrati raggiungibili da via Alessandro Torlonia attraverso una rampa carrabile, e i locali destinati agli impianti tecnici e ai depositi.

Per quanto riguarda gli spazi interni del museo, la superficie espositiva prevista è di mq. 2590, quella dei servizi ai visitatori di mq. 587, quella per depositi e locali tecnici di mq. 922, quella del parcheggio sotterraneo di mq. 4.200.
La superfici esterna a giardino è di mq. 917, quella interessata dal percorso dei giusti di mq. 85."

lunedì 7 luglio 2008

Il Museo della Shoah a Forte Bravetta? Sì grazie

Alemanno in sinagoga
«Essere qui: un´esperienza unica»
di Rory Cappelli
Alemanno indossa la kippah

Il progetto Museo della Shoah va avanti. E la Fondazione vedrà nel cda il sindaco di Roma Gianni Alemanno (vicepresidente) e il suo predecessore Walter Veltroni (consigliere), che molto lavorò al progetto. Lo ha annunciato ieri proprio Alemanno nel corso della sua visita alla sinagoga capitolina.

Presidente della Fondazione sarà Leone Paserman e nel cda, insieme a Veltroni e a Renzo Gattegna, presidente dell´Ucei, siederà anche Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana.
Alla visita in sinagoga, ieri pomeriggio, insieme ad Alemanno e a Maurizio Gasparri («Non potevo non venire»), hanno partecipato molti assessori comunali: Sveva Belviso (poliche sociali), Fabio De Lillo (ambiente), Alfredo Antoniozzi (casa), Sergio Marchi (mobilità), Enrico Cavallari (personale).

Daniela Di Castro, direttrice del museo ebraico, racconta al sindaco la storia della sinagoga; e mentre parla delle forme assiro-babilonesi dell´edificio, il rabbino capo Riccardo Di Segni ride ricordando come Federico Zeri definisse gli stilemi interni «assiro-frascatani». Finita la visita, Gasparri scappa via, e arriva il prefetto Carlo Mosca.

Si chiude all´interno con la giunta ebraica e quella comunale, insieme per discutere anche della neonata Fondazione (ufficialmente costituita mercoledì, con le firme dei documenti davanti a un notaio). Nel giardino, aspettando la fine dell´incontro per inaugurare la scultura donata dall´artista David Gerstein, arrivano gli ospiti. L´ambasciatore di Israele Gideon Meier, il portavoce del governo israeliano Avi Pazner, il presidente del Kkl Italia, Raffaele Sassun e l´onorevole Ricky Levi, ex sottosegretario nel governo Prodi: «Alemanno in sinagoga? Beh, è il sindaco di Roma: è corretto che sia qui. È un fatto che offre molti elementi di riflessione sul mondo che cambia», dice.

Arriva Alemanno, taglia il nastro, sorride. «Essere qui: un´esperienza unica», dice. Gira la voce che il Museo della Shoah non si farà più a Villa Torlonia ma a Forte Bravetta, caserma che, sotto il fascismo, fu adibita a luogo di esecuzione delle sentenze di morte del Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Ma Alemanno è categorico: «Non mi risulta».
(La Repubblica Roma 04 luglio 2008)