mercoledì 3 dicembre 2003

Le camelie di Villa Torlonia

Articolo de 'Il Messaggero' 3 dicembre 2003

ASPETTANDO PRIMAVERA

Villa Torlonia, bentornata Ninfa del Tebro

Di nuovo al loro posto le trentatré camelie ottocentesche. Alcune sono state “scovate” in Giappone
In primavera, per il periodo della fioritura, porteranno agli occhi dei romani ogni tipo di bianco e di rosso. Candido o purpureo, screziato o cangiante. Profumate e bellissime le trentatré camelie ottocentesche che costituivano il vanto di Villa Torlonia e che furono vittime dei tre anni d’occupazione angloamericana della storica villa sulla Nomentana che fu prima dei Pamphili poi dei Colonna e infine dei Torlonia, sono tornate al loro posto. Un regalo sontuoso che porta la firma del Giardino Romano – Garden Club, associazione di privati cittadini dall’accentuata passione per il verde che ha voluto offrire ai romani e ai numerosi appassionati visitatori della villa la possibilità di godersi ancora le meravigliose camelie.

Per effettuare il ripristino secondo l’originario progetto voluto da Giuseppe Jappelli, architetto paesaggista veneto incaricato da Alessandro Torlonia di dare alla villa l’estrosa vitalità che prima le mancava, si sono messi al lavoro i migliori giardinieri del Comune, curando fin nel dettaglio il ripristino del disegno originale. Per recuperare le stesse camelie utilizzate nell’800, invece, il Giardino Romano – Garden Club si è rivolto al vivaio Monti di Lucca capace di scovarle al di là dell’oceano, in Giappone. «Alcune sono rare – spiega Paola Lanzara che ha ideato per conto del Garden Club il progetto – ma una in particolare è rarissima. Si tratta della Ninfa del Tebro, una delle tre camelie “romane” in quanto nate da un’ibridazione ottenuta dal De Grande proprio qui a Roma». «Per villa Torlonia – ha spiegato l’assessore all’Ambiente Dario Esposito – si è fatto un primo passo molto significativo, che rientra nell’ambito di una più ampia politica di recupero ambientale delle ville storiche romane.

Frutto di questo piano è il progetto di riqualificazione con il quale saranno realizzati interventi di carattere filologico tesi a reintegrare attraverso un’attenta analisi storiografica, la vegetazione originaria venuta meno nel tempo». Frutto dell’opera di recupero filologico è anche il volume “Collezione di camelie antiche a villa Torlonia” curato da Alberta Campitelli del Servizio Ville e Parchi Storici della Sovrintendenza comunale. «Il ritorno delle camelie a Villa Torlonia – ha detto la dottoressa Campitelli – sarà un motivo in più per visitarla e godere del suo fascino di giardino all’inglese. Soprattutto quando verrà completato il piano di recupero e valorizzazione che sarà in grado di offrire ai cittadini musei, teatri, serre, spazi per bambini, biblioteche».
M.G.F.

Vedi anche questo sito sul Camelieto di Villa Torlonia


giovedì 20 marzo 2003

La speculazione privata incombe su Villa Torlonia

Un’ombra sulla Casina delle Civette
Via Torlonia, nuova costruzione a ridosso del parco: ma esiste una trattativa
di Roberto della Rovere, Corriere della Sera, 2003

Una struttura «leggera», perfettamente inserita nell’ambiente, con una cubatura ridotta: esattamente la metà del casermone di quattro piani che è previsto dal vecchio progetto e che rischia, a breve, di sovrastare la Casina delle Civette, quel gioiello liberty che segna il confine di Villa Torlonia. È la proposta che si sta studiando tra Comune di Roma e proprietari del terreno nel tentativo di scongiurare uno scempio annunciato. Una storia che si trascina da trent’anni tra vincoli, ricorsi e controricorsi e che, nonostante le proteste del quartiere e degli ambientalisti, rischia di compiersi nel peggiore dei modi, con una sentenza del Consiglio di Stato che ha dato via libera ai lavori.

La società immobiliare Sic, (in pratica i fratelli Violante proprietari dell’Hotel Majestic in via Veneto) può così iniziare a costruire un palazzo per uffici e abitazioni su via Alessandro Torlonia. Eppure una soluzione extremis si potrebbe ancora trovare, come sottolinea lo stesso direttore dei lavori architetto Giorgio Tamburrini. Ovvero una permuta soddisfacente che consentisse ai proprietari attuali di recuperare il valore dell’area. «I rapporti con gli abitanti della strada sono ormai deteriorati - spiega ancora il professionista - credo che i proprietari a questo punto esaminerebbero una proposta che consentisse di uscire da questa posizione di stallo». Una soluzione caldeggiata anche dai Italia Nostra: «A questo punto l’unica via è quella di addivenire a uno scambio di aree. Accettando che al posto del vuoto sorga nell’area contesa una costruzione meno invasiva anche se di alto valore sociale» dice Vanna Mannucci, vice presidente della sezione romana di Italia Nostra.

C’è però un fattore economico non trascurabile. Dice Claudio Minelli, assessore al patrimonio: «Purtroppo ci trovimo di fronte a un valore immobiliare di permuta enorme. Di qui un grosso problema: se faccio permuta totale devo, anche per giustificare la spesa con la Corte dei Conti, a mia volta fare una struttura a sua volta costosa. E il bilancio del Comune è quello che è. L’unica strada è verificare se i proprietari sono disposti ad acconsentire di dimezzare la loro cubatura in attesa di una compensazione dell’altra metà. Ci aspettiamo naturalmente un progetto in totale armonia con l’ambiente».