Per molti anni gli abitanti del Nomentano hanno lottato per salvare dalla speculazione edilizia un terreno adiacente a Villa Torlonia, dietro la Casina delle Civette.
Nel 2005 il Comune ha deciso di acquistare quel terreno e destinarlo all’edificazione del Museo della Shoah. Il fine è certamente più nobile, ma la sostanza non cambia: il risultato sarà pur sempre la cementificazione di un’area verde a ridosso di una villa storica, con importanti preesistenze archeologiche, in un quartiere per di più già congestionato dal troppo terziario.
Non siamo contro il Museo della Shoah: si deve certamente fare, ma in luoghi che abbiano maggiore attinenza al dramma dell’Olocausto: per esempio al Ghetto, oppure alla Stazione Tiburtina, da dove partirono i vagoni per i campi di concentramento. Villa Torlonia non ha bisogno di altro cemento.
Quella del lotto di terreno vicino a Villa Torlonia è una classica storia di speculazione edilizia anni 60, degna di un film di Alberto Sordi:
Negli anni 60 il vicino convento di Monache vende il suo orto a una società immobiliare, che prepara piani di sviluppo edilizio. I residenti, e il Comitato di Quartiere fanno battaglie, petizioni, ricorsi, bloccando la cementificazione finché l’anno scorso il Consiglio di Stato, del tutto inaspettatamente, e invertendo una precedente giurisprudenza, dà ragione alla proprietà immobiliare, che comincia lestamente a gettare le fondamenta di un edificio per uffici e residenze.
Ciò proprio dietro la Casina delle Civette, e in un terreno dove sono presenti numerosi reperti archeologici, che alcuni operai affermano essere stati rinvenuti e sollecitamente distrutti. C’è il tracciato della antica Via Nomentana e ci sono anche le Catacombe di Villa Torlonia a pochi passi.
Il Comune decide di fermare i lavori e di offrire alla proprietà immobiliare un altro terreno edificabile in permuta. Invece di destinare l’area a verde pubblico e a zona di rispetto monumentale, inopinatamente il Comune decide di edificarvi il Museo della Shoah.
Domanda: se il terreno viene edificato per un uso pubblico anziché per uno privato, cosa cambia all’atto pratico? Sempre cemento nel verde è…
Noi residenti diciamo basta a questa urbanistica dell’estemporaneo, fatta senza pianificazione né discussione democratica, e senza valutazioni dell’impatto di un’opera. Qui c’è già così tanto traffico, perché la zona è stata trasformata selvaggiamente ad uso uffici. Cosa diventerebbe con torme di scolaresche e di visitatori?
Nessuno provi a dire, per favore, che siamo i soliti "Nimbies", quelli che dicono "dovunque ma non nel mio giardino". Noi residenti abbiamo difeso – e continueremo a difendere – Villa Torlonia per tutti, non solo per noi stessi. Il “nostro giardino”, in questo caso, non è affatto 'solo nostro' , ma è un Parco pubblico di 14 ettari a servizio di tutta la città.
Sarebbe facile scambiare la contrarietà alla cementificazione di Villa Torlonia con qualche equivoca manifestazione antisemita. In parole povere, non siamo contrari al Museo della Shoah, siamo contrari alla cementificazione di Villa Torlonia.
Pertanto abbiamo prospettato soluzioni alternative.
Vicino al Ghetto ci sono i depositi dell’Opera al Circo Massimo, che durante la candidatura olimpica si pensava di destinare ad un Museo dello Sport. Se poteva andarci il Museo dello Sport può andarci il Museo dell’Olocausto.
Alla Stazione Tiburtina invece c’è molto spazio libero, ed è un’area che sarà sottoposta nei prossimi anni a un radicale ridisegno architettonico ed urbanistico, ottimamente collegata anche con la metropolitana.
Queste due ipotesi non vanno bene? Può darsi: questo non vuol dire che l’unica alternativa rimasta sia Villa Torlonia.
L’analogo Museo di Berlino, opera dell’Architetto Liebeskind è un monumento di grande impatto emotivo e visivo, mentre l'area prescelta è stretta dagli edifici, su una via abbastanza stretta e alberata, il fronte stradale è di appena due metri. Il Museo della Shoah sarebbe praticamente invisibile se non da Villa Torlonia, dove peraltro rovinerebbe del tutto la prospettiva della Casina delle Civette.
Insomma vogliamo creare un monumento per nasconderlo o peggio deturparne un altro?
DICIAMO SI AL MUSEO DELLA SHOAH, MA NO AL CEMENTO DENTRO VILLA TORLONIA !!!
Nel 2005 il Comune ha deciso di acquistare quel terreno e destinarlo all’edificazione del Museo della Shoah. Il fine è certamente più nobile, ma la sostanza non cambia: il risultato sarà pur sempre la cementificazione di un’area verde a ridosso di una villa storica, con importanti preesistenze archeologiche, in un quartiere per di più già congestionato dal troppo terziario.
Non siamo contro il Museo della Shoah: si deve certamente fare, ma in luoghi che abbiano maggiore attinenza al dramma dell’Olocausto: per esempio al Ghetto, oppure alla Stazione Tiburtina, da dove partirono i vagoni per i campi di concentramento. Villa Torlonia non ha bisogno di altro cemento.
Quella del lotto di terreno vicino a Villa Torlonia è una classica storia di speculazione edilizia anni 60, degna di un film di Alberto Sordi:
Negli anni 60 il vicino convento di Monache vende il suo orto a una società immobiliare, che prepara piani di sviluppo edilizio. I residenti, e il Comitato di Quartiere fanno battaglie, petizioni, ricorsi, bloccando la cementificazione finché l’anno scorso il Consiglio di Stato, del tutto inaspettatamente, e invertendo una precedente giurisprudenza, dà ragione alla proprietà immobiliare, che comincia lestamente a gettare le fondamenta di un edificio per uffici e residenze.
Ciò proprio dietro la Casina delle Civette, e in un terreno dove sono presenti numerosi reperti archeologici, che alcuni operai affermano essere stati rinvenuti e sollecitamente distrutti. C’è il tracciato della antica Via Nomentana e ci sono anche le Catacombe di Villa Torlonia a pochi passi.
Il Comune decide di fermare i lavori e di offrire alla proprietà immobiliare un altro terreno edificabile in permuta. Invece di destinare l’area a verde pubblico e a zona di rispetto monumentale, inopinatamente il Comune decide di edificarvi il Museo della Shoah.
Domanda: se il terreno viene edificato per un uso pubblico anziché per uno privato, cosa cambia all’atto pratico? Sempre cemento nel verde è…
Noi residenti diciamo basta a questa urbanistica dell’estemporaneo, fatta senza pianificazione né discussione democratica, e senza valutazioni dell’impatto di un’opera. Qui c’è già così tanto traffico, perché la zona è stata trasformata selvaggiamente ad uso uffici. Cosa diventerebbe con torme di scolaresche e di visitatori?
Nessuno provi a dire, per favore, che siamo i soliti "Nimbies", quelli che dicono "dovunque ma non nel mio giardino". Noi residenti abbiamo difeso – e continueremo a difendere – Villa Torlonia per tutti, non solo per noi stessi. Il “nostro giardino”, in questo caso, non è affatto 'solo nostro' , ma è un Parco pubblico di 14 ettari a servizio di tutta la città.
Sarebbe facile scambiare la contrarietà alla cementificazione di Villa Torlonia con qualche equivoca manifestazione antisemita. In parole povere, non siamo contrari al Museo della Shoah, siamo contrari alla cementificazione di Villa Torlonia.
Pertanto abbiamo prospettato soluzioni alternative.
Vicino al Ghetto ci sono i depositi dell’Opera al Circo Massimo, che durante la candidatura olimpica si pensava di destinare ad un Museo dello Sport. Se poteva andarci il Museo dello Sport può andarci il Museo dell’Olocausto.
Alla Stazione Tiburtina invece c’è molto spazio libero, ed è un’area che sarà sottoposta nei prossimi anni a un radicale ridisegno architettonico ed urbanistico, ottimamente collegata anche con la metropolitana.
Queste due ipotesi non vanno bene? Può darsi: questo non vuol dire che l’unica alternativa rimasta sia Villa Torlonia.
L’analogo Museo di Berlino, opera dell’Architetto Liebeskind è un monumento di grande impatto emotivo e visivo, mentre l'area prescelta è stretta dagli edifici, su una via abbastanza stretta e alberata, il fronte stradale è di appena due metri. Il Museo della Shoah sarebbe praticamente invisibile se non da Villa Torlonia, dove peraltro rovinerebbe del tutto la prospettiva della Casina delle Civette.
Insomma vogliamo creare un monumento per nasconderlo o peggio deturparne un altro?
DICIAMO SI AL MUSEO DELLA SHOAH, MA NO AL CEMENTO DENTRO VILLA TORLONIA !!!