DEGRADO
Villa Paganini, deserto metropolitano
Prati secchi, vandali, sporcizia
In un anno il giardino sulla via Nomentana è stato come raso al suolo dalla totale incuria. Due signore una volta a settimana lavano il fondo di una fontana. «Alessandro Gassmann, vieni a ramazzare con noi. In calzoncini e canotta...»
di Fabrizio Peronaci
Il ponticello di Villa Paganini nel 2014 e oggi
Era stata riaperta una decina d’anni fa, dopo un felice restauro svolto in collaborazione con la sovrintendenza comunale. Un gioiello: fiori, piante lussureggianti, prati verde smeraldo, laghetti, zampilli e una grotta-ninfeo, secondo il modello del giardino romantico tardo Ottocento. Villa Paganini, via Nomentana. L’orgoglio dei residenti nella zona. Due ettari e mezzo di oasi cittadina, oggi travolti dall’incuria e dal degrado. La «trasformazione» del parco un tempo di proprietà del cardinale Giulio Alberoni è tutta in due foto scattate dai frequentatori: la prima risale a un anno fa, la seconda a ieri. Oltre la staccionata metallica, in dodici mesi, è avvenuto un disastro: l’incantevole pratino stile Stoccolma è una sterrata, la ridente staccionata cade a pezzi. E ancora: piante secche, vialetti sconnessi, sporcizia, atti di vandalismo contro muretti e fontane. Il salice non piange più: è morto.
Sotto accusa il Servizio giardini
L’effetto «desertificazione» è impressionante. Tutti puntano il dito contro il Servizio giardini, uno dei settori dell’amministrazione più colpiti da guai e inefficienze. «Sono mesi che non viene nessuno, il degrado era inarrestabile e allora ci siamo dette: intanto rimbocchiamoci le maniche». E’ stato un gruppo di donne abitanti nel quartiere Trieste, che da sempre si incontra a Villa Paganini con i cani, a dare il via alla «ramazzata». Un paio di volte al mese si danno appuntamento attorno alla fontana sul lato opposto a via Nomentana e la puliscono a fondo: varechina e olio di gomito.
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