19/11/2008 - Un parallelepipedo nero di tre piani con uno spazio di vetro trasparente alla base. Incisi sulla facciata, come su una enorme lavagna, i nomi degli ebrei italiani deportati nei campi di concentramento nazisti dal ’43 al ’45. È così che si presenta il Museo nazionale della Shoah destinato a sorgere a Roma entro il 2011. Il progetto, firmato dagli architetti Luca Zevi e Giorgio Tamburini, ha ottenuto il via libera della giunta capitolina che rimanda l’approvazione finale al Consiglio comunale.
L’approvazione giunge dopo due anni dalla presentazione ufficiale del progetto. Ad annunciarlo è stato il Sindaco di Roma Gianni Alemanno lunedì 17 novembre; giorno in cui - sottolinea il sindaco - si celebra il 70° anniversario dalla promulgazione delle leggi razziali in Italia.
“Vorremmo cercare - dichiara Alemanno - di indire la gara per l’appalto del Museo prima della Giornata della memoria che sarà a gennaio”.
La scatola nera sorgerà sulla via Nomentana [sbagliato! n.d.r.], in un’area di circa 3mila metri quadrati all’interno del parco di Villa Torlonia, simbolicamente a poche decine di metri dalla residenza privata di Benito Mussolini, firmatario delle leggi razziali.
La scelta dell’area per costruire il Museo è stata inoltre motivata dalla prossimità delle uniche catacombe ebraiche in suolo pubblico, con le quali sarà collegato.
Due gli accessi, rispettivamente da via Alessandro Torlonia e dalla villa. Dalla strada l’atrio d’ingresso sarà raggiungibile camminando lungo un portico ribassato sul quale incombe, con tutto il suo peso fisico e simbolico, la scatola nera. Dalla villa, attraverso un varco praticato nel muro di recinzione in prossimità della Casa delle Civette, si imboccherà il percorso dei giusti, una lunga promenade nel verde punteggiata dai nomi di coloro che si opposero al nazismo e al fascismo riuscendo a salvare molti ebrei perseguitati.
“L’atrio d’ingresso e la sala soprastante, dedicata a Primo Levi - spiega Luca Zevi – saranno ospitati all’interno di un volume in laterizio, a forte valenza emozionale, che va restringendosi verso l’alto. Tale volume verrà “sfondato” a più riprese per lasciar passare una aereo percorso pedonale che conduce ai due livelli inferiori dell’esposizione”.
Al primo livello interrato, affacciati su un giardino ribassato, saranno ospitati una sala-conferenze, una biblioteca-videoteca-centro di documentazione e la sala delle esposizioni temporanee. Al livello d’ingresso, leggermente ribassato rispetto al piano stradale, troveranno posto, al termine del percorso espositivo, l’amministrazione, la libreria e la caffetteria, affacciata anch’essa sul giardino in direzione di Villa Torlonia.
Al di sotto di tutto, due piani di parcheggi interrati raggiungibili da via Alessandro Torlonia attraverso una rampa carrabile, e i locali destinati agli impianti tecnici e ai depositi.
“L’idea di realizzare l’edificio come fosse una scatola nera - ha spiegato in Campidoglio l’architetto Luca Zevi - è nata dalla consapevolezza che “la Shoah” è un lutto che non si potrà mai elaborare, che non avrà mai consolazione ma dal quale si può trarre un importante insegnamento contro tutti i tipi di intolleranza”.
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